lunedì 30 novembre 2020

in qualche modo l'ho fatto

 E' vero che quando devo scrivere il post comincio a pensarci solo quando mi metto davanti al computer, non è che comincio a pensarci prima e, come può confermare mia mamma che mi ha visto all'opera, spesso rimango a sbuffare per un quarto d'ora prima di riuscire a spiccicare, o meglio scrivere, parola...

Ma quando sono lì spaparazzato sul divano a leggere bello rilassato e a un certo punto mi cade l'occhio sull'orologio e mi accorgo che sono già le 8 il pensiero del post mi cade addosso come un macigno.

Allora mi alzo e mi metto al computer in tuta fretta e cerco di resettare il cervello per uscire dal mondo in cui mi ha portato il libro ed entrare in modalità post.

Non è sempre così facile, la testa è ancora fra le pagine del libro e non vede l'ora di riprenderlo in mano per continuare la lettura e le idee sembra che non abbiano spazio per insinuarsi fra i pensieri delle storie che stavo leggendo.

E la voglia di tornare al libro, oltre all'orario, mi mettono pure fretta. E si sa che la fretta non è esattamente lo stato d'animo migliore per dare spazio alla creatività...

Ma in qualche modo il post dovrò pur farlo...
E anche stasera in qualche modo l'ho fatto.

domenica 29 novembre 2020

Domenica: giorno di torta

 


Come quasi ogni domenica oggi pomeriggio ho preparato la torta.

Premetto che, a parte le uova che sono il frigo, tutti gli ingredienti per la torta io li tengo nello stesso armadio, quindi quando mi accingo a preparare una torta ho tutto lì, gli ingredienti di base (farina, zucche ro, lievito e olio) e anche tutta una serie di varianti: gocce di cioccolato, vanillina, cacao, farine varie (fecola, farina di riso, di mandorle, di grano saraceno, di cocco, ecc ecc)...

Degli ingredienti base restano fuori solo le uova, che tengo in frigo.

Ebbene, quando apro il frigo per prendere le uova di solito mi ritrovo a guardare anche le altre cose che ci sono e da lì nasce la ricetta della torta della giornata.

Perchè puoi avere tutte le farine del mondo e chissà quanti ingredienti nell'armadio, ma quando nel frigo vedi quel mezzo vassoio di carote che cominciano un po' ad appassire e due fichi d'India che anche loro lì un po' non c'è farina particolare che tenga, la torta va fatta con quelle cose.

Già, due fichi d'India...

Perchè come al solito quando li ho visti lì al supermercato mi sono fatto ingolosire e li ho presi.

I fichi d'India sono quei frutti un po' particolari, quei frutti che alla vista riconosci benissimo, ma che ogni volta che li vedi ti chiedi "Chissà che sapore hanno" perchè dall'ultima volta che ne hai mangiato uno è passato non sai più neanche tu quanto tempo... Un po' come succede con le nespole...

Ma a differenza delle nespole i fichi d'India sono certamente meno innocenti.

La prima volta che ci ho avuto a che fare è stato anni fa durante una vacanza nelle Eolie, passeggiando per le isole c'erano piante di fichi d'India dovunque e noi, poveri ingenui, abbiamo avuto la bella idea di coglierne uno per provarlo.
Non l'avessimo mai fatto! Abbiamo passato tutto il resto della vacanza con le mani piene di spine conficcate in qualsiasi punto dei palmi, dei dorsi e delle dita.

Ma quando li prendi al supermercato sono puliti... in teoria... ma puliti quanto vuoi, anche prendendoli e sbucciandoli con tutte le attenzioni, alla fine ti ritrovi comunque i polpastrelli che pungono per quelle spinine minuscole e trasparenti che è impossibile togliere.

Fine delle divagazioni: mi sono preparato la torta con le carote e coi fichi d'India (che ho passato col passaverdure se non la torta sarebbe stata piena di semi... perchè oltre alle spine ovviamente la polpa è piena di semi...) Che devo dire è venuta proprio bene.

 

sabato 28 novembre 2020

Daruma

 


Comincio col dire cos'è Daruma.

E' una statuetta di cartapesta che rappresenta un antico personaggio della cultura giapponese.
Secondo la leggenda a questa statuetta che è senza occhi, va dipinto un occhio quando si ha un obiettivo da raggiungere o un desiderio da realizzare e questa statuetta sarà d'aiuto nella sua realizzazione. Poi una volta raggiunto l'obiettivo per ringraziarla le si dipinge anche il secondo occhio.

Perchè questa premessa?

Perchè l'altro giorno mi è passato per la testa che forse potrei disegnare il primo occhio. Non sto a dire per quale obiettivo o desiderio.
Primo perchè è comunque una cosa così, non è che ci creda nell'intercessione della statuetta.
Secondo perchè magari funziona come le candele del compleanno che se dici quale desiderio hai espresso poi non si realizza.
Terzo vista la contraddizione di quello che ho scritto appena qui sopra è meglio se sto zitto e proseguo con quello che volevo scrivere nel post...

Quindi l'altro giorno ho avuto l'ispirazione per dipingere il primo occhio di Daruma, poi non ci ho più pensato.
Ieri sera ero a letto e come a volta capita avevo un pochino di tosse fastidiosa, quindi mi sono alzato per prendere un po' di miele. Già che c'ero ho pensato che anche un cicchettino di brandy non avrebbe fatto altro che bene pèer la tosse, quindi sono andato in sala e, aprendo il mobiletto dei liquori mi è caduto l'occhio su un ripiano del mobile dove ho visto il foglietto che accompagnava la statuetta di Daruma, ma senza la statuetta insieme.

Ero più che convinto che fossero lì su quel ripiano insieme.. ma quando ho visto il foglietto da solo ho cominciato a cercare la statuetta... non è che poteva essere finita chissà dove.
Primo perchè non è che abito nella reggia di versailles.
Secondo perchè non c'è nessuno in casa che potrebbe averla spostata.
Terzo non poteva nemmeno essersela svignata da sola...

Insomma, morale della favola ho guardato un po' in giro senza trovarla e sono tornato a letto con l'idea di cercarla oggi... ma dopo 5 minuti mi sono rialzato e ho ricominciato a cercarla.

Poi ormai esasperato e dopo aver cercato dovunque, anche nel frigo, che è quel posto dove sei sicuro che non troverai mai quello che stai cercando ma lo apri lo stesso e poi rendendoti conto dell'assurdità della cosa fai finta (naturalmente solo con te stesso) che l'hai aperto per prendere un sorso di latte...

Ok, alla fine, esasperato dopo aver cercato dappertutto alzo lo sguardo e sulla mensola che è attaccata al soffitto ci vedo la rossa statuetta che mi guarda con quello sguardo senza pupille come a dire "sei proprio pirla... mi ci hai messo tu qui, non è che ci sono salito da sola"

Al che me ne sono tornato a letto.

P.S. Oggi poi gli ho disegnato il primo occhio...

venerdì 27 novembre 2020

Scorte del venerdì

 Ed ecco un altro bellissimo venerdì sera, quando la settimana lavorativa è finita!

Peccato che insieme alla settimana lavorativa sono finite anche le scorte alimentari...

No, non è proprio vero, scorte alimentari non è che me ne mancano, anche col frigo quasi vuoto non è che ho problemi a trovare qualcosa da mangiare, pasta, riso, legumi in scatola, tonno... insomma, da mangiare non è che me ne manca.

Solo che quando apri il frigo e ci vedi dentro solo due uova, qualche carota, due pere e qualche kiwi sembra di non avere più niente.

Intanto per cena mi sono fatto quelle due uova strapazzate con qualcuna di quelle carote al vapore, seguiti da un kiwi e una pera...
Le altre carote le userò domani per fare la torta mi sa...

Poi certo, ci sono anche altre cose che sono lì nel freezer, come carne, pesce ecc... peccato che per cucinarle bisognerebbe ricordarsi di toglierle dal congelatore un po' prima...

Comunque domani una bella spesa per rimpinguare le scorte di vettovaglie da frigo: formaggio, yogurt, uova (che stasera le ho finite), frutta e verdura...

mercoledì 25 novembre 2020

Vivo in due mondi

Sto vivendo un periodo piuttosto strano.

Mi sveglio la mattina ed esco al gelo che in questi giorni fa davvero sentire l'inverno.

Passo la giornata in iperattività mentale, giostrandomi fra risoluzioni di problemi di computer, telefonate volte ad abbonire utenti spazientiti, ragionamenti e ricerche per soluzioni e direttive il tutto seduto alla scrivania e senza perdere un colpo.

Poi esco dall'ufficio ed è ormai notte fonda, camminando verso casa svuoto gradualmente la mente di tutto quello che ha a che fare col lavoro.

Arrivo a casa e meccanicamente mi cambio e mi metto qualcosa di comodo, poi mi guardo intorno pensando che potrei fare qualcosa, ma mi accascio e mi spengo leggendo un libro o cazzeggiando un po' col computer.

Arriva l'ora di cena e la mia mente fa fatica a registrare quello che c'è nel frigo e a elaborare quello che potrei mangiare.

Arrivano le otto e l'appuntamento col post mi scuote, almeno un po', dal torpore che subito dopo averlo pubblicato si ripresenta spegnendo di nuovo il mio cervello e l'unica cosa che ho voglia di fare è rintanarmi sotto le coperte e leggere quelle quattro pagine prima di crollare addormentato.

Penso a quello che potrei fare nel finesettimana e solo pensare di fare programmi mi stanca, non c'è qualcosa che vorrei fare e quello che dovrei fare spesso non ho voglia di farla.

Non ho voglia di fare niente, mi sembra di non avere nemmeno le energie per fare niente, ma la cosa non mi turba.

Vivo diviso in due mondi opposti: attivo e vigile nell'orario lavorativo, spento e svogliato nel resto del tempo.
E la cosa non mi dà nemmeno fastidio.

martedì 24 novembre 2020

Distrazioni

Ok, stasera sono tornato dal lavoro stanco ma tranquillo, non mi sono addormentato a tradimento sul divano, non ho avuto problemi a preparare la cena a causa del frigo vuoto, non ho neanche freddo, nè caldo...

Insomma, stasera è proprio difficile trovare una scusa per il fatto che non so proprio cosa scrivere...

Al lavoro stimoli non ce ne sono stati, se non lavorativi e quel tipo di stimoli per fortuna appena esco dall'ufficio spariscono dalla mia testa fino almeno al giorno dopo.

Mia sorella non mi ha mandato messaggi da cui prendere qualche spunto, cosa che negli ultimi tempi a volte funziona..

Facebook neanche a parlarne di dare qualche idea.

Quindi sono qui, senza idee e senza scuse...

Però aspetta... forse una scusa ce l'ho!

C'è un moscone che sta ronzando in sala da quando sono tornato a casa, non so se mi ha seguito dal lavoro o da dove è saltato fuori, fatto sta che mi sta tirando scemo.

E' rumorosissimo e velocissimo, non riesco quasi nemmeno a vederlo e, appena mi armo di uno strofinaccio da tiragli addosso ovviamente lui si fa silenzioso per poi riprendere l'effetto elicottero appena mi risiedo.

Non so se conta... ma faccio finta di si.

Come si fa a pensare a qualcosa con quel ronzio fastidiosissimo nelle orecchie?

domenica 22 novembre 2020

Comodo, ma non mi piace

Cavoli... ormai ci siamo quasi...

Novembre sta per finire e l'arrivo di dicembre porta inevitabilmente con sè la terribile consapevolezza che è ora di pensare a cosa regalare per Natale.

Non dico che non mi piaccia fare e ricevere regali, ma non si potrebbe passare direttamente alla fase in cui li si deve aprire saltando quella in cui bisogna sceglierli?

Già di mio non sono uno che ama particolarmente girare per negozi, andare alla ricerca del regalo per questo o per quello entrando e uscendo dalla metà dei negozi di Milano.

Ma diciamo che di solito me la cavo puntando su poche tipologie di negozio in cui comunque mi diverto a bazzicare: casalinghi, librerie, scemate.

Di sicuro non vado a regalare abbigliamento... non sono capace di comprarlo neanche per me, figuriamoci comprarlo per qualcun altro...

Solo che quest'anno oltre all'ansia di non saper cosa prendere si aggiunge anche l'ansia di non saper dove andare a prendere le cose...

"Ma se ci vado sabato sarà aperto?"
"Magari se ci vado presto non trovo casino in giro"
"Però non è che abbia tutta sta voglia di andare in giro per Milano..."

E via discorrendo... contagiato, non senza ragione, dal periodo di incertezza in cui stiamo vivendo.

La soluzione ci sarebbe, una soluzione che risolve tutti i problemi, sia di cosa che di dove, basterebbe acquistare online.
Basta sfogliare un po' di pagine internet per trovare praticamente qualunque cosa, fare due clic e in quattro e quattrotto il regalo è già incartato, personalizzato e spedito al destinatario.

Comodissimo.
Ma non mi piace.
Sarò all'antica, ma sinceramente fare il regalo così non mi piace.

Sarà anche che non sono particolarmente abituato a comprare online, primo perchè visto che sono tutto il giorno al lavoro non saprei come ritirare le cose consegnate, secondo perchè in effetti non mi serve mai niente, terzo perchè per quelle poche cose che desidero comprare mi piace di più girare in un negozio e toccarle con mano.

E non è per questioni di principio o di polemica o di chissà quali motivazioni ispirate, è così perchè per me è così. Punto.
Come si dice non è bello ciò che è bello ma è bello ciò che piace, e a me comprare online non piace.

sabato 21 novembre 2020

Sul viale dei ricordi

Mentre ero qui a pensare a cosa scrivere nel post mia sorella mi ha mandato un messaggio chiedendomi:

"Tu te li ricordi quegli alberelli di boh... cartone? che li mettevi nell'acqua e facevano su quella specie di muffa colorata?"

In effetti quegli alberelli me li ero quasi scordati fino a quando ho letto il messaggio, in teoria non è che facessero la muffa in acqua, in teoria erano dei fiori che spuntavano dalla piantina... Ma in effetti l'effetto finale era sempre un alberello di carta fradicio che sembrava effettivamente ammuffito...

E questo ha spalancato una finestra su tutta una serie di ricordi che si sono fiondati fuori dall'angolino della memoria in cui erano rintanati.

Le Crystal ball: dal tubetto facevi uscire una sorta di pasta colorata che mettevi sulla cannuccia e soffiandoci doveva diventare una bella bolla di sapone colorata e  praticamente indistruttibile... sempre che non ti si appiccicasse tutto sulle dita...

Le Bigbabol, che erano in assoluto le gomme da masticare più desiderate da tutti, le uniche con cui si riusciva a fare almeno qualche palloncino prima che in bocca diventassero una specie di macigno appiccicoso che ancora non mi capacito di come facessero i denti a non rimanerci attaccati.

Le rotelle di liquirizia, che se vedevi qualcuno addentarle senza srotolarle ti veniva una sorta di coccolone.

Il mitico Pongo, una sorta di plastilina, che quando aprivi la scatola eri estasiato da tutte quelle barrette colorate e che dopo due ore stavi giocando con una scurissima pallona modellabile di un colore indefinito, dei colori originali era rimasta solo l'immagine sulla scatola.

Il dolce forno, quel forno giocattolo che prometteva di fare chissà che tortine spettacolari con una semplice lampadina.

Le sorprese nei pacchetti di patatine, come se in un pacchetto di patatine ci fosse bisogno di metterci dentro qualcosa per sbriciolarle meglio...

Le caramelle a forma di ciuccio... La girella Motta... le sorprese del Mulino Bianco... 

Basta mi fermi qui... troppe cose... e credo che molte esistano ancora, ma se le vedessi adesso non sarebbe la stessa cosa, sicuramente sarebbero meno tossiche, meno pericolose, meno artificiali, ecc ecc...

venerdì 20 novembre 2020

Minestra della nonna

Stasera non volevo scrivere il solito post raccontando cosa ho mangiato, ma vista l'eccezione del piatto che ho cucinato non posso farne a meno.

Il piatto di stasera è la menestra de dumega, cioè la minestra di orzo, che devo dire è venuta proprio buona.

Prima di mettermi ai fornelli ho telefonato a mia mamma per farmi dare la ricetta, ricetta che a mia mamma ha dato mia nonna.

Prepararla non è complicato, basta cuocere fagioli, castagne secche e orzo, poi aggiungere il latte e il sale, quando bolle si mette la pasta e si aspetta che sia cotta.

Ma ci sono alcune cose a cui bisogna prestare un po' di attenzione.

1) Ricordarsi che l'orzo non è mai poco, anche se quando lo si toglie dal sacchetto sembra che non sia abbastanza ricordarsi che cuocendo aumenta di volume in modo esagerato.

2) Quando si fanno cuocere orzo castagne e fagioli ricordarsi di mettere un bel po' di acqua se non si vuole che l'orzo cuocendo la prosciughi tutta.

3) Quando si aggiunge il latte tenere sempre d'occhio la pentola per evitare che quando bolle cominci a tracimare dalla pentola e finisca tutto sul fornello.

4) Quando si aggiunge la pasta tenere sempre mescolato se non si vuole ottenere uno strato di 5 centimetri di pasta attaccata al fondo della pentola.

Insomma, non è difficile ma bisogna starci un attimo attenti. Io ho prestato poca attenzione ai punti 1 e 2 e ho ottenuto una minestra parecchio asciutta, ma è la prima volta che la faccio.

Ma la cosa più difficile è la stessa di tutte le minestre/minestroni/zuppe: riuscire a farne una dose che non sia per 20 persone...

Perchè succede sempre così, che sia pasta e fagioli, zuppa di legumi, minestra di orzo, minestrone... alla fine si ottiene sempre un pentolone di minestra che non finisce mai!

giovedì 19 novembre 2020

Pubblicità ingannevoli

Magari adesso le cose sono cambiate, non lo so, ma non escludo.
Visto che sono mesi e mesi che non accendo la televisione magari non è più come me lo ricordo io:

Parlo della pubblicità.
Quegli spot che riempiono il tempo di uno che guarda la tv quasi di più di qualsiasi cosa si sta guardando.

Ebbene, stasera, quando mi sono aperto una scatoletta di tonno, mi sono tornate in mente tutta una serie si pubblicità che diciamocelo, chiamarle ingannevoli è farle un complimento.

Per quanto riguarda la mia fonte di ispirazione, cioè la scatoletta di tonno, l'ingannevolezza secondo me non sta tanto nel fatto che si taglia con un grissino, quanto il fatto che sfido chiunque a riuscire ad avere sul piatto il tonno fuori dalla scatoletta con la forma cilindrica bella prtecisa e col suo goccino d'olio che ci scorre sopra.
E' davvero poco realistico. Prima cosa quando si apre la scatoletta resta sempre quel bordino di metallo che rende fisicamente impossibile far uscire il tonno intero. Certo che poi si taglia col grissino... esce già tutto sbriciolato dalla scatoletta... che bisogno c'è di tagliarlo ancora?

Poi ci sono le pubblicità delle merendine, con quell'aspetto più o meno sano ma decisamente invitante e perfetto, che nelle pubblicità sembrano abbastanza grandi per farci un pasto, bambini e adulti che con un morso scalfiscono appena la merendina.
Quando poi le vai a comprare e ne apri una per prima cosa si schiaccia togliendo la carta, poi se ci sono più di 20 gradi il cioccolato di copertura si appiccica tutto sulla carta e sulle dita, e soprattutto una volta che gli hai dato un morso la merendina è praticamente finita.

Poi va bè, ci sono tutte quelle pubblicità dei detersivi utilizzati in case talmente sporche che nemmeno la mia dopo mesi di mestieri trascurati ci si avvicina, ma che con una carezza fatta con una spugna diventano brillanti e splendenti.

Poi va beh ci sono le pubblicità delle auto... Ok, a me delle auto non frega un gran chè e forse è per questo che mi fanno sorridere, ma avete mai ascoltato le frasi che ci sono in alcune di queste pubblicità? Sembrano estratti di un discorso del Dalai Lama...

Ma le migliori sono quelle dei profumi, lì la creatività dei pubblicitari secondo me si esprime al massimo livello... vere e proprie opere d'arte in cui alla fine, magari, riesci a capire cos'è il prodotto reclamizzato... ma posso capirlo, non è che si possa fare sentire il profumo attraverso la televisione, quindi ci sta che si inventino di tutto per rendere l'idea...

E me ne vengono in mente un sacco di altre, come quegli spazzolini da denti con un chilo di dentifricio sopra, i sofficini che non sono mai neanche un po' bruciati, quelle persone che escono dal letto la mattina pettinati e sorridenti...

mercoledì 18 novembre 2020

British Dinner

 


Quante volte capita che non si ha troppa voglia di cucinare ma si ha voglia di qualcosa di buono...

Credo che il piatto principe in questi casi sia la fritatta!

E' presto fatta, senza bisogno di spadellare troppo, è buona, sostanziosa e la si può fare più o meno con qualsiasi cosa si trova in frigo.

Stasera l'ho preparata con un po' di cubettini di scamorza affumicata, quel quarto di cipolla che stava lì in frigo incartata nella stagnola, un po' di pangrattato e una spolverata di origano.

Poi nel frigo c'era anche un po' di pancetta...

Non ho resistito alla tentazione di farla in padella e metterla sulla frittata!

Uova e pancetta... fa molto British Breakfast...  ma ne è uscita una bella cenetta sfiziosa e saporita!

martedì 17 novembre 2020

Rapporti di lavoro

Nel mio lavoro, come già altre volte ho accennato, oltre alle competenze tecniche serve anche una certa propensione ai rapporti personali.

Come sanno tutti quelli che fanno un lavoro a contatto con i clienti, è tanto importante soddisfare le esigenze quanto ispirare fiducia, professionalità, risultare gentili e magari anche simpatici.
La stessa cosa fra l'altro è utile anche nei rapporti con colleghi e capi...

E questo, diciamocelo, non è solo per semplice "galateo fornitore/cliente", ma è anche un ottimo modo per tenersi buono un cliente che in altre occasioni potrebbe rivelarsi rognoso...

Perchè prima o poi capita a tutti di fare qualche sbaglio, se a uno non capita mai probabilmente vuol dire che non lavora poi così tanto.
L'errore fa parte della vita professionale e vi assicuro che un errore fatto con un cliente che ha stima di te è decisamente più facile da gestire di un problema con qualcuno a cui stai antipatico.

Nel primo caso il cliente che ti stima ti viene incontro, capisce che l'errore può capitare e apprezza lo sforzo per porvi rimedio.

Nel secondo caso invece anche una piccola svista rischia di diventare una grossa rogna solo perchè manca quel rapporto basilare di reciproca stima.

C'è da dire che, per fortuna, a me questo fatto di andare d'accordo con le persone mi riesce abbastanza bene, senza dover fare grandi sforzi, la mia schiettezza e la faccia di bronzo credo che ispirino fiducia...
E' una cosa che mi viene spontanea, anche perchè, se così non fosse, sarebbe davvero difficile indossare tutto il giorno la maschera del gentile e interessato con persone di cui non frega niente.

lunedì 16 novembre 2020

Rileggere

Ci sono libri che sembrano finire troppo presto, non perchè siano brevi, ma perchè sono appassionanti, perchè ci si affeziona ai personaggi e alle storie, perchè sono scritti in modo scorrevole e li si legge con trasporto.

Altri libri invece sembrano non finire mai, a volte perchè la storia non riesce a coinvolgerci più di tanto, oppure perchè sono tirati per le lunghe o sono noiosi o sono pesanti e l'unico motivo per cui si continua a leggerli è che si vuol vedere come va a finire, nonostante tutto.

Quando si finisce uno di questi ultimi si tira un sospiro di sollievo, quando invece si finisce uno dei primi resta un pochino di malinconia perchè non si ha voglia di abbandonare le sensazioni che ci hanno procurato.

Allora per non soffrire troppo il distacco si va alla ricerca di libri simili, magari dello stesso autore, sperando che possano riportarci in quei mondi in cui abbiamo viaggiato così volentieri.

E intanto si legge un altro libro, o anche più di uno, finchè arriva un momento in cui si decide di rileggere quel libro di cui si sente la mancanza.

E spesso la rilettura, anche se la storia la conosciamo già, ci permette di cogliere sfumature che alla prima lettura fatta di corsa presi dalla sorpresa e dalla passione ci eravamo persi.

A me è capitato più volte di rileggere un libro, e non mi è mai capitato di essere deluso dalla rilettura.

domenica 15 novembre 2020

Programmi


Nei programmi che avevo per oggi c'erano 4 cose: fare la spesa, il bucato, cucinare il petto di pollo da mettere via per i pranzi a venire e fare la torta.

La spesa l'ho fatta, sono uscito sul presto stamattina così ho evitato la coda e l'affollamento nel supermercato. Di solito questo lo faccio al sabato, ma ieri mattina ora che sono uscito di casa la coda c'era già, quindi ho rimandato a oggi.

Il bucato l'ho fatto dopo essere andato a fare un giretto qui intorno, tanto per riattivare la circolazione dopo una settimana seduto al lavoro.

Il progetto di cucinare il pollo è nato subito stamattina, quando, una volta tornato dalla spesa, ho tolto i due pezzi dal freezer in modo che fossero belli scongelati per poi fare due begli arrostini. A tale scopo ho comprato anche la pancetta da mettergli intorno.

La torta era fra le cose che volevo fare, ho anche comprato farina di mandorle e di nocciole, per avere più scelta sugli ingredienti da metterci.

Arriva il primo pomeriggio, quell'orario della domenica in cui di solito comincio a trafficare in cucina. Solo che ho incontrato due problemi che mi hanno costretto a cambiare programmi...

Il primo problema è stato il pollo: avevo già preparato pancetta e spago, ma quando ho preso i due pezzi di pollo mi sono accorto che erano ancora parecchio congelati, quindi li ho rimessi dov'erano come è successo anche agli altri ingredienti dicendomi "beh tanto scongela intanto che faccio la torta".

Secondo problema la torta: belo gasato di avere un sacco di ingredienti fra cui scegliere ho cominciato a trafficare nell'armadio, per fortuna non ho cominciato subito, come a volte faccio, a versare ingredienti e a rompere uova, perchè mi sono accorto che avevo finito l'olio di semi. Quindi anche la torta è stata rimandata a data da destinarsi...

Al che mi sono spaparazzato a leggere sul divano.
Poi mi sono ricordato del la lavatrice che avevo avviato prima di pranzo e sono andato a stendere per poi riprendere la lettura.

Morale della favola sono arrivate le 7 fra un ozio e un cazzeggio e mi è venuto il flash del pollo lì a scongelare.

Ma ormai la voglia di cucinare era decisamente andata a quel paese (il mio estro culinario domenicale di solito parte nel primo pomeriggio e all'ora in cui le persone normali preparano la cena si è già esaurito), allora anzichè gli arrosti ho tagliato i petti di pollo a pezzi, li ho messi a rosolare un po' in padella con la cipolla, poi ci ho aggiunto il latte con il curry e un pochino di farina e in quattro e quattrotto ho risolto il problema pollo: quattro ottime porzioni di pollo al curry pronte per i pranzi della settimana!

Ok, poi mi sono anche dovuto fare coraggio per lavare i piatti... che se avessi guardato la voglia sarebbero pure potuti rimanere lì fino al prossimo weekend... 

sabato 14 novembre 2020

Pensare stanca

E' incredibile quanto possa essere faticoso un lavoro fatto stando tutto il giorno seduto a una scrivania davanti al computer.

Uno si aspetta di sentirsi affaticato quando fa un lavoro fisico, dove la fatica è giustificata dal fatto che sta tutto il giorno in piedi, o che passa la giornata a spostare pesi di qua o di là, ma quando il lavoro è stare seduto anche abbastanza comodo su una sedia uno non si aspetta di arrivare al sabato e aver voglia solo di riposare...

Questo può solo significare che il lavoro del cervello è altrettanto faticoso del lavoro del fisico.

Durante la settimana passo otto ore al giorno ad affrontare problemi fra i più disparati che riguardano i computer, a parlare con persone che spesso ti viene voglia di mandare a quel paese ma alle quali devi dare corda, con le quali essere gentile e a volte anche un po' ruffiano, senza sosta, passando da un problema tecnico all'altro e da una persona all'altra e arrivi a sera che nemmeno ti ricordi più con chi hai parlato due ore prima...

E per fortuna che il lavoro mi piace, mi piace avere a che fare coi computer e anche con le persone, ma devo dire che alla fine della settimana passare il sabato senza parlare con nessuno e facendo solo quello che mi va di fare o non facendo niente senza doverne rendere conto a nessuno diventa quasi una necessità, non solo ozio gratuito.

Dopo giornate intense di urgenze, scadenze, persone che ti dicono fai questo o fai quello passare il sabato da solo a godersi il silenzio e la tranquillità di casa mia è rigenerante.

A volte mi dico che dovrei fare qualcosa di utile per me o per la casa, ma anche solo l'idea di impormi di fare qualcosa mi mette addosso un certo disagio, quindi lascio scorrere la giornata seguendo l'onda di quello che mi viene spontaneamente in mente.

Poi lascio le inderogabili incombenze alla domenica quando le energie almeno un po' si sono rigenerate...

venerdì 13 novembre 2020

Ma cosa ne faccio del broccolo?

E poi mi trovo in frigo un broccolo.
Stavolta non è perchè mi ero dimenticato di averlo comprato, come succede di solito, ma perchè me l'aveva comprato un mio amico che, vista l'incognita di se e quando sarebbero stati aperti i negozi, l'altro giorno (tipo dieci giorni fa...) si è offerto di farmi un po' di spesa.

Insomma il broccolo era stato messo nel cassetto del frigo dove tengo le mele... e quel cassetto l'ho aperto l'altro ieri dopo chissà quanto e ci ho trovato la sorpresa del broccolo.

E cosa ci faccio col broccolo? Non è che mi venissero in mente tante cose a parte la pasta coi broccoli...

Non li si può mica fare gratinati come i cavolfiori... e nemmeno arrostiti come le zucchine...

Poi l'ispirazione: la vellutata!

Ok, non è che ne fossi così convinto, ma ci ho voluto provare lo stesso.

Quindi broccolo e la solita patata e il solito pezzo di cipolla. Cottura, frullatina e via!

Poi nella bellissima pentolina/ciotola coi suoi bei crostoni di pane, un pochino di pepe e il risultato è stato davvero più invitante di quanto mi aspettassi!

E anche il colore devo dire che non è male, magari non brillante come quella di carote o di piselli, ma sicuramente meno fangoso di quella di legumi o di funghi...


giovedì 12 novembre 2020

Come le cose cambiano

 Devi essere positivo!

Fino a un po' di tempo fa questa frase era uno sprone a essere ottimisti, a vedere il lato buono delle cose, a vivere la vita in modo sereno, a sperare sempre nel meglio.

Oggi dire che qualcuno è positivo scatena tutta una serie di reazioni che di certo non hanno niente a che fare con tutto quello che ho detto prima.

Nascono sentimenti di preoccupazione, per sè e per quella persona, di incertezza, di dubbio, di ansia e di paura...

Poi pensandoci, dal punto di vista medico, il risultato positivo di un esame non è mai stato una cosa buona, ma finora questo significato era legato appunto al contesto medico. Solo che oggi quel contesto è diventato prevalente rispetto a qualsiasi altro, e la parola positivo sembra aver perso la sua connotazione usuale.

Un altro concetto che ha cambiato forma è il lavoro da casa.
Oggi è considerata una cosa ormai normale, anzi, una cosa necessaria, ma se ci si pensa prima era una cosa quasi impensabile.

Oppure la stretta di mano, era da maleducati presentarsi o salutarsi senza almeno stringersi la mano...

Ma le cose cambiano e si adattano alla situazione in cui si vive.

mercoledì 11 novembre 2020

11 novembre

11 novembre. San Martino.

Non sono molti i giorni di cui conosco il santo, ma l'11 novembre è una di quelle date che chissà perchè ho impressa nella mente.

Ok, è comunque un santo famoso, c'è l'estate di san Martino che molti conoscono, ma io questa data ce l'ho impressa nella mente dai tempi delle superiori.

Tante cose che abbiamo imparato a scuola ce le siamo dimenticate oppure per farcele tornare in mente dobbiamo fare un bello sforzo di memoria, ma ci sono cose, spesso abbastanza stupide e poco importanti che si piazzano lì sulla superficie del cervello e non le dimentichiamo mai.

Una di queste cose senza importanza e senza un motivo apparente per cui debba rimanere in mente per me è proprio questa data.

Risale ai tempi delle lezioni di agraria e estimo, quando ci insegnavano a fare i bilanci delle aziende agricole e le regole base dell'agricoltura.

L'11 novembre era la data in cui finiva la stagione agricola e cominciava la successiva, la data a cui si faceva riferimento per calcolare utili, perdite ecc dell'azienda.

Non ho mai saputo se davvero poi nella pratica della professione di geometra si usasse davvero questa data, ma a me è rimasta impressa.

Magari sarebbe stato più utile tenere in mente altre cose che sarebbero potute tornare utili...
Ma queste cose non le possiamo mica scegliere...

martedì 10 novembre 2020

Cenetta complicata

 


Le zucchine si possono cucinare in parecchi modi: ripiene, trifolate, nella pasta, nelle torte salate, persino nelle torte dolci... ma secondo me le migliori sono le zucchine grigliate!

Tagliate per il lungo belle sottili e cotte così come sono nella bistecchiera prendono quelle caratteristiche striature e quella consistenza che le rendono così gradevoli da mangiare.

L'unico problema è che, nonostante prepararle sia davvero semplice, ci sono alcune controindicazioni che mi portano a farle raramente.

La prima cosa è tagliarle in modo regolare, ma basta attrezzarsi con una mandolina e il problema è risolto e si ottengono facilmente belle fettine tutte con lo stesso spessore.

La seconda è il fumo che immancabilmente si crea in cucina, una nuvola di nebbia bruciaticcia provocata da quel filo d'olio o quella poca acqua che di solito aggiungo mentre cuociono, anche questo risolvibile aprendo al finestra... tanto finchè sei sopra il fornello non è che senti il freddo.

Terzo il fatto che cominci a farle cuocere una padellata dopo l'altra e sembrano non finire mai.

Quarto la temperatura esagerata che si sprigiona dalla padella e che si propaga come niente alla forchetta che usi per girare le zucchine.

Quinto e ultimo, e forse la cosa peggiore; dover lavare la bistecchiera!
Dopo tutto quel tempo sul fuoco senza dentro praticamente niente la bistecchiera prende quel colore nerastro che per toglierlo puoi solo ricorrere alla paglietta di ferro e a un sacco di olio di gomito.

Però una volta finito e superate le difficoltà il risultato compensa tutto lo sbattimento.

Un pochino di sale e via! Pronte per una bella cenetta!

domenica 8 novembre 2020

Nuovo esperimento

E' un po' che non parlo di torte, ma in effetti era un po' che non ne facevo, l'ultima è stata l'esperimento mal riuscito coi cornflakes... 

Oggi perciò ho deciso di fare un esperimento nuovo.

In frigo avevo una mezza vaschetta di prugne e una ciotola d'uva che poveriine stavano rischiando di andare a male, le prima perchè non è che si possono mangiare prugne a tradimento, rischia di dare alcuni effetti collaterali che potete immaginare, la seconda perchè non c'è niente di più fastidioso di acini d'uva che proprio dove sono attaccate al raspo cominciano a essere un po' troppo maturi, Già, perchè se è per esempio una mela che comincia un pochino a marcire basta tagliare via il marcio e via, ma con gli acini d'uva la questione è un po' più laboriosa...

Perciò ho deciso di utilizzare questa frutta per la mia torta.

Prima di tutto ho tolto i noccioli dalle prugne e fin qui niente di difficile.

Poi l'uva... volevo prendere gli acini, tagliare via il pezzettino in cima e frullarle insieme alle prugne, solo che poi ho pensato ai simpaticissimi semini che forse non erai caso di trovare nella torta... neanche se un po' frullati... quindi dagli acini ho tolto anche i semi.

A questo punto dopo aver frullato il tutto mi sono ritrovato con una bella (no, bella non è la parola esatta, quello che ho ottenuto aveva un colore davvero brutto e inquietante) ciotola di succo e polpa di prugne e uva... bello pieno di pezzetti di buccia di entrambe. E anche queste non mi sembrava che potessero stare tanto bene nella torta, allora mi sono armato di passaverdura col quale sono riuscito a ottenere un bel succo denso e liscio.

Poi ho fatto la solita torta e ci ho aggiunto il frutto del paziente lavoro sperando in un risultato non troppo triste...

E sorpresa sorpresa la torta è lievitata benissimo, è risoltata morbida e soffice e soprattutto buonissima!!!

sabato 7 novembre 2020

Sabato tranquillo

Il verde degli alberi diventa giallo arancione e marrone
il verde dei prati si copre di foglie cadute.

Ma nella mattina di nebbia grigiastra qualunque colore diventa più opaco.
Non vedi che ombre dipinte nel grigio, aloni di luce di sotto ai lampioni

Rumore di pioggia sugli alberi smorti, non piove ma tutto appare bagnato.

Ed esci un momento, a far 4 passi, non c'è molto freddo ma torni tremante.

E poi resti a casa un po' sonnolento, e il sabato passa tranquillo e in silenzio.

Non hai fatto niente, ti senti sereno, per fare qualcosa avrai sempre tempo.

venerdì 6 novembre 2020

Un altro venerdì

 Dopo una settima a corta, visto che lunedì ero in ferie, mi sono ritrovato oggi in ufficio con una voglia di venerdì sera quasi maggiore che durante le settimane intere.

Ma finalmente sono arrivate le 5 e mezza e sono uscito!

 E arrivato a casa mi sono rilassato con un po' di puzzle, poi ho preparato un bel risotto coi funghi e adesso seduto qui a fare il post assaporo la bella sensazione di non dover andare al lavoro domani.

Certo, questo weekend lo passerò chiuso in casa, uscirò solo per fare un po' di spesa per non restare senza cibarie, ma la cosa non mi disturba per niente! Anzi...

Un bel finesettimana da dedicare ad alcuni mestieri di casa rimandati da un po', ma soprattutto all'ozio rigenerante in attesa della prossima settimana lavorativa.

E ne ho bisogno, come si può immaginare vedendo quanto è scarno il post di stasera...

giovedì 5 novembre 2020

Cibo nel piatto giusto

Premetto che io non sono un fanatico dell'impiattamento come i cuochi che si vedono in tv che riescono a far apparire bello da vedere anche un piatto di trippa.
Non sono nemmeno un artista del pornfood (di questo ne avevo parlato in uno dei primi post, se vuoi leggerlo è QUI) come mia sorella che riesce a fotografare una patata bollita facendola sembrare una vera squisitezza.

Però c'è una cosa nel presentare il cibo dalla quale non mi astengo neanche io.

Ci sono cibi che per essere gustati al meglio vanno serviti nel contenitore giusto.

La pastasciutta va bene un po' in qualsiasi fondina, la carne e le verdure in qualsiasi piatto piano, e fin qui ok.

Ma prendiamo ad esempio il minestrone, o la pasta e fagioli o quelle minestre un po' particolari, ebbene, non che non si possano mettere in qualsiasi piatto, ma mangiate in un bel piatto profondo e senza bordi hanno quel non so che in più.

L'altro giorno per esempio ero alla ricerca di una ciotola o qualcosa di simile dove mangiare le vellutate. Di solito le mettevo nella solita fondina, ma con poca soddisfazione. Poi ho trovato il contenitore ideale, una pentolina di coccio che contiene la dose perfetta di vellutata nella quale affondare per bene i crostoni di pane.

Come dicevo non è che cambia il cibo, ma nel suo piatto adatto di sicuro ci guadagna.

E chi non è d'accordo non mi venga a dire che non preferisce bere il caffè in una tazzina piuttosto che in un bicchiere di vetro! Sfido chiunque a dire che è la stessa cosa.

mercoledì 4 novembre 2020

Puzzle mania

Erano anni che non mi trovavo a perdere completamente la cognizione del tempo facendo un puzzle!

Già, il puzzle, un passatempo che mi è sempre piaciuto, centinaia di pezzetti di cartone che un po' alla volta si attaccano insieme e alla fine si ottiene un quadro da appendere al muro.
Detta così sembra davvero una cosa inutile, e probabilmente molti la pensano così. Perchè perdere tempo e pazienza quando per appendere qualcosa al muro basterebbe comprare un quadro vero o un poster?

Ma assemblare un puzzle a me dà una grande soddisfazione e più è complicato e ostico più mi piace.

In casa mia ho diversi puzzle di Esher appesi al muro, di quelli tutti in bianco e nero coi pezzi che sembrano tutti uguali e adesso mi sto dedicando a un puzzle della Luna, anche lui tutto bianco e nero e per giunta rotondo!

Credo che ci siano poche cose che permettono di non pensare assolutamente a nulla come il fare un puzzle, mentre si cercano i pezzi nel solito coperchio della scatola di scarpe la mente è completamente vuota, magari c'è il singolo pensiero che vaga, ma si perde subito nella ricerca dell'incastro giusto.

E il tempo vola.

Solo quando poi si guarda l'orologio ci si accorge di quanto tempo è passato.
E ci si rende conto che quei pezzi che hai attaccato e che mentre eri immerso nell'attività sembravano così tanti, guardandoli dopo sembrano davvero pochi...

Ma è un po' anche il suo bello...

lunedì 2 novembre 2020

Il lungo muro verso casa

La strada che va dalla fermata del metrò a casa mia è dritta, per percorrerla ci vogliono una decina di minuti e normalmente sono un tempo e una distanza che mi fanno ritenere casa mia vicina.

Per circa metà del percorso la strada è lungo il muro che circonda un parco pubblico e anche questo normalmente è semplicemente un muro a cui nemmeno faccio più caso.

Ma ci sono alcune volte che quel muro sembra non finire davvero mai!

Esco dal metrò e comincio a camminare con la testa fra le nuvole e senza pensieri se non la voglia di essere a casa al più presto.
Di fianco a me sfilano i graffiti del muro che conosco a memoria: il lungo drago verde e quello blu, la cinesina, il faccione inquietante.. e poi il cancello dell'entrata al parco e quando arrivo lì in una serata come questa guardo avanti e il muro continua ancora perdendosi nella nebbia come se non avesse mai una fine e mi sembra di essere in uno di quei film dove il personaggio è fermo e dietro di lui passa sempre lo stesso sfondo a ripetizione senza fine e non arriva mai da nessuna parte.

Poi ancora scritte e disegni più o meno comprensibili, il faccione di joker l'occhio che spia... e finalmente la luce del semaforo spunta dalla nebbia indicando che il muro è finito!

Poi quello che resta della strada scorre tranquillo senza tante cerimonie, nella semioscurità dei cortili fra i condomini e in un attimo (che poi è poco meno del tempo che ho impiegato a percorrere il muro) sono finalmente a casa!

domenica 1 novembre 2020

Poesie d'autunno


 
E oggi nella miglior tradizione autunnale ci siamo fatti una bella merenda a base di caldarroste!

Seduti davanti al camino scoppiettante godendoci l'atmosfera che solo un bel fuoco vivo può dare.

Perchè le caldarroste uno pare le possa fare anche a casa, anche se io non ci ho mai provato, ma non credo che il risultato sia buono come quando le castagne stanno ad abbrustolirsi sul fuoco!

Poi, una volta pronte, tutti assieme davanti alla padella delle castagne a togliere i gusci carbonizzati, ustionarsi e annerirsi per bene le dita e gustarsi il frutto del proprio lavoro.
Perchè le castagne saranno pure buone anche dopo, ma di sicuro non buone come appena pronte, ancora calde e gustate davanti al fuoco del camino.

Un po' le sgusci e le metti lì, per mangiarle più tardi, un po' le sgusci e te le mangi, il tutto alla luce tremolante del camino che va spegnendosi poco a poco.

E poi si torna a casa e per rimanere in tema autunnale stasera una bella cena con polenta e salsiccetta!