venerdì 21 giugno 2019

Rileggo e correggo


Ieri ero in piena attività di rilettura e correzione della prima stesura del mio romanzo che, non so se l'ho già detto, finalmente è arrivato alla sua conclusione.

Quando era in fase di creazione spesso mi mettevo davanti al computer ed essendo scarso di idee mi mettevo a giocare per poi rimproverarmi e costringermi a smettere di cazzeggiare.

Da quando l'ho finito e sono in fase di rilettura e correzione le cose sono drasticamente cambiate (per fortuna). Comincio a rileggere, correggo una parola qui una frase là, rivedo un dialogo, aggiungo qualche pezzo, ne tolgo qualche altro e a un certo punto mi ritrovo ad aver passato ore senza interruzioni e allora mi devo imporre di fermarmi e fare qualcos'altro almeno per un momento.

A un certo punto, mentre stavo finendo la "seconda rilettura" mi è passato per la testa un pensiero che mi ha messo in crisi.

Questo romanzo è piuttosto breve, una quarantina di pagine A4, e rileggerlo non è particolarmente impegnativo.

Il pensiero che mi ha colto è stato "Ma nel momento che scrivessi un romanzo di 300 pagine e me lo devo rileggere più volte come ne uscirei?"

Credo che l'aver cominciato con un "romanzo breve" sia stata un'ottima idea, l'idea di rileggersi più volte un libro di 300 pagine con pure la necessità di valutare anche com'è scritto apportando correzioni e modifiche dev'essere un lavoraccio! Ancora più impegnativo che inventarsi la storia.

Poi però mi sono tranquillizzato rendendomi conto che una volta finita la "prima bozza" e aver spremuto l'estro creativo per arrivare a una conclusione con alti e bassi, con blocchi e crisi, la rilettura non è soggetta agli sbalzi di umore che bloccano la creatività.

La storia ormai c'è, è fatta, non c'è più l'ansia di non saper cosa scrivere, si tratta solo di riaggiustarla in modo coerente e leggibile, di sviluppare punti lasciati solo abbozzati, ridurre scene  troppo dilungate e ovviamente, il lavoro più rognoso: correggere gli errori di battitura!
Perché ci saranno pure fior fiore di correttori ortografici sul computer, ma qualche errore non rilevato salta sempre fuori!

Rileggendolo poi ci si rende anche conto di qual'era lo stato d'animo durante la prima stesura delle varie scene.
Nei momenti di vivace creatività ci sono scene vivaci, già abbastanza in ordine e chiare nei loro contenuti.
In altre scene c'è confusione, concetti espressi male, frasi buttate là senza apparentemente nè capo nè coda, sono probabilmente di quei momenti di scrittura a mente ferma, quelle scritte solo perchè dovevo pur scrivere qualcosa, e nella rilettura le vado praticamente a riscrivere.

E mi sono reso conto che anche la rilettura è una fase molto interessante della scrittura, riorganizzare le idee può essere stimolante quanto crearle.

E adesso dovrò capire quanto va riletto un testo prima di decidersi a considerarlo concluso. Credo che se lo rileggessi anche 100 volte troverei sempre qualche piccola modifica o qualche correzione da fargli. E poi ovviamente, essendo una cosa che hai fatto tu, non è facile uscire dai binari che ti hanno portato a scrivere una cosa in un certo modo...

Credo sia proprio per questo che esistono quelle figure che si chiamano editor, persone che prendono i manoscritti degli scrittori, li esaminano, li ribaltano, li esplorano nei minimi dettagli e poi propongono allo scrittore le modifiche che li renderanno effettivamente degni di pubblicazione.

Ma questa fase per ora la lascio ai professionisti, per ora io mi godo il mio piccolo romanzo nell'illusione di aver fatto un buon lavoro.

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