lunedì 3 giugno 2019

Metodo di studio


Oggi ho passato la giornata a "studiare"...

Non lo facevo dai tempi dell'università... anzi no, credo di non averlo mai fatto neanche allora...

Il mio studio è sempre stato piuttosto "anomalo", parlo del periodo dell'università perché nella vita scolastica precedente il mio studio consisteva fondamentalmente nello stare attento in classe e nell'arrampicarmi sugli specchi nelle interrogazioni, e la cosa incredibilmente funzionava!

Mia mamma dice sempre "non ti ho mai visto con un libro in mano". Ma a scuola andavo bene, quindi andava bene così. Peccato che dopo i primi anni delle superiori i professori si sono accorti che il mio andar bene non era dovuto a impegno e ore di studio ma a una capacità di apprendimento rapido in classe e quindi hanno cominciato a pretendere di più perché "le mie capacità me lo permettevano" e la mia carriera scolastica ebbe un declino.

Quando in quinta geometra ho deciso di continuare gli studi e iscrivermi a ingegneria, il professore di costruzioni ha fatto questo commento: "Le capacità potenziali ci sono, ma se te ghe ne miga 'n po' püsé voia de fan..." che tradotto suona così "le capacità potenziali ci sono, ma se non hai un po' più di voglia di farne..." Se non ti impegni di più, se non ti metti sotto, se... un sacco di se, ma nonostante tutto ho voluto farlo.
E la cosa ha funzionato. Peccato che all'università in un aula con 300 altri studenti non era così immediato stare attenti e seguire le lezioni, e poi non c'erano le interrogazioni dove le cose venivano ripetute più e più volte, ed era facile distrarsi... Durante le lezioni di analisi matematica e geometria seduto in mezzo alla massa di studenti che prendevano appunti io mettevo a leggere sfacciatamente il signore degli anelli e pazienza per la lezione, poi in seguito ho smesso anche di andarci in aula...

A volte ci si trovava a studiare in gruppo, ma mi sganciavo subito perché non faceva per me. Ma se ero da solo facevo di tutto meno che studiare e allora capitava che mi trovavo con degli amici di medicina che si ripetevano a voce alta le loro lezioni e io mi leggiucchiavo dispense e appunti dei miei corsi.

"Lo so anche io che poi l'università non l'hai finita" direte voi, ma il punto non è quello, col mio metodo di studio "fancazzistico" ho superato (magari non con medie degne di un premio, ma fa niente) molti degli esami del corso di laurea: Analisi 1, Analisi 2, Geometria, Chimica, Meccanica, Fisica 1, Fisica 2, Informatica, Economia, Idraulica, Topografia... e un sacco di altri che non ricordo nemmeno più.

Il problema è sorto quando mi sono "scontrato" con il corso di Fisica 2. Era un esame con la fama di essere lungo, difficilissimo e brutto, e purtroppo questa idea che circolava sull'esame mi ha condizionato in modo davvero negativo facendomelo affrontare nel peggiore dei modi: con paura e diffidenza. Alla fine l'ho passato, e non era niente di più degli altri esami che avevo già fatto, ma mi ha lasciato dentro un buco. Dopo di allora ogni esame che ho fatto è stata una sofferenza, avevo perso il mio "spirito libero", mi sentivo imprigionato nei libri, andavo a fare gli esami senza entusiasmo e solo con la paura di non farcela. Sensazioni che prima di allora non avevo mai provato.

Comunque è andata come è andata e va bene così, grazie alla mia "crisi universitaria" ho trovato un lavoro che mi piaceva e che mi ha permesso di farmi una vita.

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